A volte il tempo fa più paura della verifica stessa, questo perché imparare a gestirlo non è semplice per nessuno, ma per chi ha Disturbi Specifici dell’Apprendimento lo è in misura di gran lunga maggiore. Come si può intervenire?
Il tempo nelle verifiche per gli studenti con DSA: ecco cosa dice la Legge del 2011
Questa difficoltà si riscontra nella capacità di saper organizzare le attività e può diventare problematica e penalizzante soprattutto durante le verifiche. Trattandosi di un dato di fatto oggettivo, rispetto a questa difficoltà, l’art.6 del DM 5669 del luglio 2011 sottolinea che la scuola deve:
- permettere agli studenti con DSA di dimostrare il livello di apprendimento
- mettere l’alunno nelle condizioni migliori per svolgere la verifica, eventualmente modificando i tempi o la struttura
- privilegiare l’esposizione orale per misurare l’apprendimento di una lingua straniera
- adottare criteri di verifica e valutazione personalizzati anche negli esami di Stato
Tempo aggiuntivi o riduzione della verifica?
Questo è il dilemma che spesso gli insegnanti si trovano ad affrontare.
Quando si sceglie di prevedere dei tempi di consegna aggiuntivi in genere si considera il 30% in più perché bambini e ragazzi con DSA impiegano più tempo dei compagni a leggere le consegne, recuperare dalla memoria le informazioni necessarie e scriverle. Concedere del tempo in più sembrerebbe quindi, la soluzione migliore per metterli nelle stesse condizioni del resto della classe. Tuttavia, questa strategia può essere problematica per il fattore stanchezza: se un bambino è stanco, il tempo in più non gli è d’aiuto. Nel caso poi di un disturbo d’attenzione, il tempo aggiuntivo è addirittura controproducente.
In questi casi, l’alternativa ai tempi aggiuntivi di consegna è la riduzione della quantità di domande, esercizi, quesiti. Chiaramente, ridurne il numero non significa trascurare gli obiettivi di apprendimento previsti, ma solo mettere il bambino nella condizione di concentrarsi su meno argomenti e di non incontrare difficoltà nella gestione del tempo. Il contro di adottare questa misura è quello di esporre il bambino a voti più bassi in quanto si riducono le possibilità di dimostrare la propria preparazione. Ad esempio se in una verifica scritta di storia sono previste per tutti dieci domande e per chi ha un DSA solo cinque, matematicamente si dimezzano le possibilità di rispondere correttamente.
Ecco perché un insegnante, volta per volta, dovrà valutare attentamente quale soluzione adottare.
L’aiuto nelle attività quotidiane: cosa può fare la famiglia
Il problema della gestione del tempo si ripercuote nei compiti a casa e anche nella stessa organizzazione della giornata.
Un bambino con Disturbi Specifici dell’Apprendimento, ad esempio, potrà incontrare difficoltà a rispettare l’orario di un appuntamento perché tende a non considerare le azioni precedenti (prepararsi, andare verso il luogo ecc…). Per facilitarlo mamma e papà possono evitare di inserire troppi impegni nella giornata e aiutarlo a scandire le fasi della preparazione.
Allo stesso modo anche i compiti a casa, specie se di diverse materie, possono creare disagio e spesso ansia. In questo caso, può essere utile confrontarsi con gli insegnanti e chiedere che il carico di lavoro venga calibrato, magari cercando di non creare un’eccessiva sovrapposizione delle materie.
In generale il ruolo dei genitori può essere determinante per evitare che la gestione del tempo diventi una fonte d’ansia. È quindi importante rallentare anche nelle piccole attività quotidiane, non mettere fretta e guidarli verso una gestione del tempo a loro misura.