Cosa c’è dietro alle sigle che capita di incontrare nel mondo della scuola e dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento? Facciamo un po’ di chiarezza in questa guida.
Negli ultimi anni il sistema scolastico italiano è cambiato molto e si è dovuto adeguare, tra le altre cose, anche all’aumento di studenti con necessità specifiche. È quindi frequente che docenti e professionisti del settore utilizzino sigle e acronimi appartenenti alla stessa sfera di influenza ma rappresentativi di concetti molto diversi fra loro. Li abbiamo elencati di seguito.
DSA – Disturbi Specifici dell’Apprendimento
Come descritto sul sito ufficiale di AID – l’Associazione Italiana Dislessia che si occupa di promozione sociale e supporto alle persone con disturbi specifici – i DSA sono disturbi del neuro-sviluppo che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente e che si manifestano con l’inizio della scolarizzazione.
In altre parole, identificano quelle difficoltà che gli studenti incontrano durante le attività scolastiche quotidiane e che, talvolta, possono anche causare un certo disagio emotivo.
Quando si parla di DSA, come descritto dalla Legge 104/92 che ne tutela i diritti, si considerano:
- la dislessia, il disturbo più comune tra gli studenti italiani – con un’incidenza del 38% – che si manifesta con la difficoltà di lettura dei testi scritti;
- la discalculia, che riguarda la sfera legata ai numeri, ai calcoli e ai concetti riguardanti la matematica;
- la disortografia, ossia la difficoltà nell’applicare le regole dell’ortografia (spesso confusa con la disgrafia);
- la disgrafia che, invece, riguarda la sfera “esecutiva” della scrittura. Per chi ne soffre risulta difficile scrivere in modo fluido e chiaro, seguendo gli spazi e mantenendo un certo ordine visivo.
È bene ricordare che i DSA non sono una malattia, bensì una caratteristica innata di ciascun individuo che, se supportato con gli strumenti adeguati, può imparare a conviverci.
DSL – Disturbi del Linguaggio
Anch’essi sono disturbi del neuro-sviluppo. A differenza dei DSA, però, si manifestano in età prescolare, intorno ai 3 anni, e si riferiscono principalmente alla sfera della parola, della sua comprensione e riproduzione.
ADHD – Attention Deficit Hyperactivity Disorder
Il deficit dell’attenzione e dell’iperattività è un disturbo del neuro-sviluppo abbastanza diffuso tra i bambini. Come riportato già nel nome, si manifesta con:
- difficoltà a mantenere l’attenzione per un tempo prolungato
- iperattività fisica e mentale
- impulsività e impazienza persistente.
BES – Bisogni Educativi Speciali
A differenza dei DSA, non si tratta di una “categoria diagnostica”, ma di una pedagogica: infatti, con BES si intendono tutti quegli interventi che aiutano lo studenti a sopperire ad una difficoltà che può incontrare nel corso della carriera scolastica, dalla sfera sociale a quella psicologica.
PDP – Piano Didattico Personalizzato
A seguito di una diagnosi di DSA, il consiglio di classe si occupa della stesura del Piano Didattico Personalizzato che definisce le finalità, gli obiettivi e gli strumenti per supportare lo studente. Con questo documento vengono anche individuati gli strumenti compensativi e le misure dispensative per consentire un apprendimento efficace e inclusivo.
PEI – Piano Educativo Individualizzato
Simile per concetto al PDP, descrive gli interventi educativi e didattici per gli alunni certificati con disabilità dalla Legge 104/1992.
DAD – Didattica a distanza
Diventata nota a partire dal 2020, con questa sigla si fa riferimento alla didattica virtuale che studenti e docenti italiani hanno imparato ad utilizzare durante gli anni di pandemia. Con la DAD le aule sono diventate virtuali e si sono spostate su piattaforme digitali permettendo di continuare la comunicazione docente-studenti prettamente online (talvolta con non poche difficoltà).