Quando si parla di Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) capita spesso di confondere disgrafia e disortografia. Nonostante l’assonanza che può trarre in inganno, i due disturbi hanno peculiarità diverse: vediamo quali sono le differenze e perché spesso vengono confusi.
Disgrafia e disortografia, le differenze principali
Disgrafia e disortografia sono due DSA che si manifestano con difficoltà specifiche nell’area della scrittura. Mentre la disgrafia riguarda la fase esecutiva della scrittura, la disortografia è legata a difficoltà della sfera linguistica nella fase cognitiva immediatamente precedente l’atto dello scrivere.
La disortografia infatti è caratterizzata da una difficoltà nell’applicare le regole dell’ortografia: spesso chi ne soffre non riesce a riconoscere e decodificare un suono e di conseguenza non sa come scriverlo. Risulta quindi impossibile identificare in modo corretto le lettere che compongono una parola, questo porta a commettere errori ortografici (ad esempio “puzzo” diventa “pusso“).
Per i bimbi con disortografia, di conseguenza, è frequente commettere un numero di errori ortografici superiore rispetto a quello dei compagni.
La disgrafia invece riguarda la sfera “esecutiva” della scrittura: per chi ne soffre risulta difficile scrivere in modo fluido e chiaro. Spesso le lettere sono sovrapposte, la grafia risulta scomposta e poco comprensibile, le lettere sono di grandezze diverse e non è raro che chi ne soffre abbia difficoltà a seguire la linearità della riga.
In sintesi, mentre la disgrafia riguarda gli aspetti grafici della scrittura, la disortografia ha invece alla sua origine una difficoltà a decodificare le parole e tradurle in testo scritto.
Disgrafia e disortografia, la diagnosi
Spesso le difficoltà relative alla scrittura si confondono con l’inesperienza del bambino e con i suoi tempi di apprendimento: è importante che la diagnosi, effettuata da un professionista del settore, arrivi alla fine della seconda elementare.